La chiamavano Bellavita

La chiamavano Bellavita

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Volantino sulla pratica della Bellavita

Uno dei fondamenti dell’anarchia – libertaria per definizione – è prendere ciò di cui si ha bisogno mentre si apporta al massimo delle proprie possibilità, per far crescere se stessi e quelli che ci circondano.

Ed eccoci qua, Torino, 2022, voci e anime del Barocchio Squat.

30 anni di occupazione, 30 anni di attitudine, lotta, cultura, stile di vita.

Noi, nuovi occupanti di questo posto abbiamo scelto di mandare avanti una attitudine iniziata grazie agli occupanti originari, che hanno deciso di dar vita a questo magico posto, mettendosi in gioco per creare uno spazio dove la libertà di vivere si concretizza giornalmente in un mondo alternativo e parallelo alla realtà che ci impongono di vivere.

Ognuno di noi è una singola anima del posto, viviamo in una società che non ci vuole, ci sfrutta, ci giudica, ci condanna, combattendola in modo autonomo, individuale o collettivo, con un indole anarchica.

Il Barocchio Squat ha una propria mente e anima, creata da varie individualità che lo frequentano e lo difendono e dai loro stili di pensiero.

Il nostro gruppo è composto da vari elementi, con ideali e attitudini, forgiate dalla vita che ognuno di noi ha vissuto in prima persona.

Le nostre scelte non giungono ad un compromesso idealizzato da qualcuno per essere accettato o integrato. Il barocchio, come altri posti, è un posto VERO, dove la gente è libera di esprimersi senza essere giudicata o allontanata.

La vita di questa posto non è rosa e fiori, anzi bensì il contrario, ma il rendersi conto di essere diversi dalla società esterna, fa si che il posto abbia una propria identità, che con il passare degli anni avvicina chi si riconosce in lui.

I primi occupantx del Barocchio già stesero le basi per quello che diventò una attitudine rivoluzionaria e anticapitalista, che nella sua essenza è una utopia reale volta all’abolizione del denaro, conseguenza imposta della ingordigia umana: la chiamarono Bellavita.

Lungi dall’essere un attitudine limitata all’apporto di cibo e bevande, un equivoco che fin dall’inizio i vari nemici ci criticavano, è invece un invito a portare il meglio che si ha – e magari anche quello che non si ha ;). Nella sua evoluzione continua, questo concetto si è inevitabilmente allargato ad una visione più olistica, includendo non solo beni materiali, ma anche idee da sviluppare insieme, attitudini, per autoeducarsi, decostruirsi (per poi magari ricostruirsi, questa volta coscientemente) e crescersi vicendevolmente, nel proposito di creare situazioni innovative, più equilibrate o giuste dell’omologazione standardizzata a cui ci hanno costretto e assuefatto.

Per esempio, altri importanti concetti relativi al cibo sono stati aggiunti nel tempo: il riciclo del surplus generato inevitabilmente e con noncuranza dal consumismo, la coltivazione, seguendo pratiche naturali ed ecologiche, l’autocostruzione usando materiali riciclati e recuperati, l’espropriazione, l’auto-riparazione, delle cose ti servono nella vita, per esempio per distruggere la settorializzazione (che crea incompetenza da un lato e potere dall’altro).

La bellavita, non è solo il comprare e condividere bensì spingere le autoproduzioni, l’illegalità nel prendere e nel trovare ciò che vogliamo dividere assieme anche solo per il gusto di stare assieme.

Noi, ogni singolo giorno, viviamo con questa idea, e ci sbattiamo per mandare avanti il posto, nessuno esclusx; si è tutti e tutte essenziali.

La nostra scelta di vivere in questo modo, non discrimina altre scelte, anzi, è con piacere che si instaurano rapporti con gente che è curiosa di sapere cos’è e come si vive.

Per esempio, il Barocchio sviluppa e sostiene continuamente l’idea dell’autoproduzione. Non per un ricavo di denaro, ma per una scelta mirata ad abolire il commercio ed infine soprattutto il denaro.

Ognuno di noi, fa vivere e sostiene il posto mediante attività, che vanno dalle arti marziali allo yoga, dalla musica alla serigrafia, dalla falegnameria alla forgia, l’idraulica e l’elettricità, il cinema, l’orto, l’officina, il riciclo e l’autoproduzione alimentare, la distillazione: produrre tutto ciò in modo a-legale ci fa star bene.

Vogliamo continuare a mandare avanti il posto con nuove voci e nuovi pensieri, nuova gente e nuove situazioni, vogliamo continuare a spingere e divulgare l’anima del posto, tenendo vive le iniziative storiche (per esempio, la cena del venerdì e la pizza della domenica) ma anche proponendo iniziative nuove.

La bellavita è regalarsi, sprecarsi, il dono, l’amicizia, nella r/esistenza e nella libertà concreta e innata di offrire e offrirsi, liberamente, di regalarsi a vicenda, piacevolmente, mettendo a disposizione ciò che è possibile dare e prendendo ciò di cui si ha bisogno.

Ciò che è possibile dare può essere autoproduzione, riciclo o sana riappropriazione.

Perché il sistema fondato sul consumo non può portare libertà né amore, individualmente o collettivamente.

Perché sì, la bellavita è amore, è il mettere in discussione che muove evoluzione e progredire dell’individuo e del gruppo.

La bellavita è l’intrattenimento sottratto all’intrattenimento della propaganda, il divertimento sottratto alla società dello spettacolo dove l’immagine fine a se stessa spadroneggia, invece di sottolineare contenuti o anche solo il mero piacere del fare.

La bellavita è il simposio, la festa, la voglia di regalarsi, regalandosi il lusso dello stare bene qui e adesso, non domani, non nell’aldilà, ma in questo momento.

Il tentativo è quello di evitare di trasformare il posto occupato in una macchina che chiede soldi per qualsiasi dettaglio, gli occupanti in gestori, buttafuori e camerieri, le persone che frequentano in meri clienti da spennare per “l’autogestione” del posto, ecc. ecc.

Uguaglianza, orizzontalità non fittizia, antifascismo, resistenza, collettivismo spontaneo, anticapitalismo, non-consumismo, antisessismo, concetti che cerchiamo di rendere nostri attraverso la pratica quotidiana.

L’essere umano ricerca l’unione con le altre persone creando gruppi di individui che pensano con la propria mente, ma agiscono collettivamente, spalleggiandosi a vicenda, e riuscendo, mediante continui confronti, a creare situazioni sempre più dinamiche e diversificate.

Diffondiamo, al contrario del pensiero unico e omologatore che cercano di imporci – tra l’altro tipico di alcune altre realtà politiche e non – una miriade di attitudini e modi di essere e di vedere le cose, che ci fanno crescere personalmente e collettivamente.

La Bellavita è tutto questo e ancora di più, è quello che ci vuoi mettere, è la passione che ti brucia dentro e diventa piacere, è l’esigenza che diventa vita.

Lottare, occupare, r/esistere

Barocchio Squat

Torino, Novembre 2022

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Barocchio Squat
La chiamavano Bellavita
Torino 23-11-2022

Una risposta a “La chiamavano Bellavita

  1. Pingback: [Tinozza Party] Venerdí 28 Luglio 2023 @ Barocchio Squat | Barocchio Squat

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